LA DISPRASSIA IN ETÀ EVOLUTIVA

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa interessante iniziativa promossa dal blog Incontri Spaziali con la collaborazione dell’Associazione Spazialmente APS e dell’Associazione Disprassia dell’Età Evolutiva.

L’incontro è rivolto ai genitori, insegnanti e agli operatori, è gratuito previa iscrizione.

Di seguito trovate il volantino con tutti i dettagli dell’iniziativa.

 

Evento sulla disprassia in eta’ evolutiva: 12 ottobre 2016

 

Cos’è la disprassia

La Disprassia è un problema dell’organizzazione del movimento che può anche influenzare il modo di apprendere di un bambino a scuola.

È più comune nei ragazzi piuttosto che nelle ragazze e può comportare goffaggine, problemi nell’organizzare il lavoro e nel seguire delle istruzioni. L’aspetto caratterizzante della disprassia è la non corretta esecuzione di una sequenza motoria che risulta alterata nei requisiti spaziali e temporali e spesso associata a movimenti non richiesti (paraprassie) con la conseguenza che l’attività motoria anche se eseguita con rapidità ed in modo apparentemente abile, può essere del tutto inefficace e scorretta nonostante siano integre le funzioni volitive, la forza muscolare, la coordinazione e la disposizione a collaborare. La disprassia può essere associata spesso a problemi di linguaggio, di percezione e di elaborazione del pensiero. Il linguaggio può essere semplificato nella struttura sintattico-grammaticale ed alterato negli aspetti articolatori, la percezione inadeguata nell’integrare le informazioni periferiche e nel correlarle all’azione, il pensiero scarsamente organizzato nei vari contenuti. Il bambino disprassico utilizza le funzioni che ha acquisito in modo stereotipato, con strategie povere e ridotte alternative. Tramite la pratica continuativa può acquisire funzioni e svolgere senza grosse difficoltà le attività della vita quotidiana. La povertà di strategie e le ridotte abilità di generalizzazione rendono tuttavia difficoltosa l’acquisizione di nuovi compiti e il trasferimento di soluzioni strategiche già acquisite.

Nel bambino disprassico si riscontra una ridotta capacità di rappresentazione dell’oggetto su cui agire, dell’intera azione e delle sequenze che la compongono. Difficoltà di pianificazione, ad avviare i programmi, a prevedere il risultato, a controllare le sequenze e l’intera attività, a verificare e eventualmente correggere il piano d’azione.

Il soggetto disprassico ha difficoltà a:

  • fare i lacci alle scarpe
  • abbottonarsi
  • scrivere
  • disegnare
  • copiare, scrivere
  • assemblare puzzle
  • costruire modelli
  • giochi di pazienza
  • giochi di costruzione
  • giocare a palla
  • lanciare ed afferrare una palla
  • fare attività sportive
  • comprendere percorsi
  • nel linguaggio: articolazione di parole, fonemi

All’osservazione può presentare:

  • goffaggine: caratterizzata ma movimenti impacciati, alterati nelle sequenze temporali, maldestri e poco o affatto efficaci;
  • posture inadeguate, dipendenti da scarsa consapevolezza del proprio corpo, le quali interferiscono sia sul mantenimento di un buon equilibrio sia sulla coordinazione del movimento;
  • confusione della lateralità con difficoltà ad orientarsi nello spazio e di trovare il proprio posto in una situazione nuova;
  • problemi di consapevolezza del tempo con difficoltà nel rispettare gli orari e nel ricordare i compiti nella giornata;
  • ipersensibilità al contatto fisico e problemi a portare vestiti in modo confortevole;
  • problemi nell’eseguire attività fisiche come correre, prendere ed usare attrezzi, tenere la penna e scrivere;
  • ridotto sviluppo delle capacità di organizzazione, con conseguenti evidenti difficoltà nell’eseguire attività che richiedono sequenze precise;
  • facile stancabilità;
  • scarsissima consapevolezza dei pericoli;
  • comportamenti fobici, compulsivi ed immaturi.

 

Dal sito: www.disprassia.org

IL VALORE DEI SOLDI

Il valore dei soldi: L’iniziativa con Banca Etica che ha coinvolto lo scorso anno le classi terze del liceo Bottoni. Resoconto delle attività svolte.

a cura di Mauro Mussin

 

Nell’ a.s. 2015/2016 si è svolto un progetto formativo rivolto alle classi terze del L.S. “Piero Bottoni” con lo scopo di aumentare la conoscenza riguardo i temi della finanza.

Grazie al Comitato Genitori, il Gruppo di Iniziativa Territoriale (GIT) di Banca Etica ha effettuato quattro incontri con cadenza mensile, da febbraio a maggio.

Il percorso era stato progettato in modo da dare la possibilità ai ragazzi di fare un’esperienza personale e consentire loro di porsi in modo critico nei confronti della finanza e del modo in cui le informazioni sull’economia (in particolare quella macro) vengono trasmesse dai media.

Il “fil rouge” del progetto è stato il questionario, che è stato – sorprendentemente – compilato con molta cura soprattutto nelle prime due fasi (prima degli incontri, durante gli incontri) mentre è stato meno rilevante il feedback (dopo gli incontri), probabilmente complice anche la chiusura dell’anno scolastico e il prevalere delle preoccupazioni connesse.

Di seguito un’analisi dei singoli incontri.

  1. Il gioco delle banche.

    Le classi sono state suddivise in gruppi. Due di questi hanno svolto il ruolo delle famiglie, entrando in competizione tra loro e uno solo ha svolto il ruolo delle banche, rimanendo separato fisicamente dagli altri due gruppi. L ’impressione generale è stata quella di un buon coinvolgimento: i ragazzi hanno capito il senso del gioco e anzi qualcuno ha giocato con una strategia “opposta” a quella desiderata, il che è stato utile per stigmatizzare alcuni comportamenti “speculativi”.

  2. media ed economia.

    Sono stati proiettati video che riguardavano tre temi di attualità. La crisi del 2008, il caso della Grecia, il caso Banca d’Etruria. Il primo video è stato volutamente proiettato in inglese con sottotitoli in inglese. Quasi tutti sono riusciti a seguire senza troppe difficoltà, cosa che non era scontata: alla fine della proiezione, si è testato il livello di comprensione, stimolando anche alcuni ragazzi a spiegare ai compagni alcuni passaggi. Si è quindi incentrata l’attenzione sul meccanismo alla base della crisi, ovvero come la diffusione del rischio non noto dei “mutui subprime” connessi con la facilità di ottenere credito abbia inquinato tutto il mondo bancario.

    L’esperimento è stato interessante perché i ragazzi non avevano una memoria precisa di un fatto avvenuto quando frequentavano le elementari, quindi il ripercorrere con una maggiore consapevolezza fatti ritenuti estranei ha fatto emergere un certo livello di “consapevolezza”, dimostrato anche dalle risposte date al questionario. Più vicine alla loro esperienza sono stati i casi della crisi greca e di quella della banca d’Etruria, dove a fianco dei temi specifici (cosa è successo) si è avuto modo di interrogare i ragazzi su come i media hanno dato le notizie, quali risultavano più comprensibili e quali più attendibili. Anche da questo punto di vista il livello di “coscienza critica” dei ragazzi è stato sorprendente: quasi tutti hanno preferito un modo “tradizionale” di dare informazioni, stigmatizzato da un servizio di Euronews, piuttosto che i servizi in “presa diretta” fatti da reporter che si limitavano a riportare le reazioni della gente (caso Etruria) senza spiegare cosa fosse successo.

  3. il finanziamento dello stato.

    Il tema è scivolato in due grossi argomenti differenti: la legalità (per le classi A, B e C) e una prima parte sui meccanismi di bilancio statale, che poi è stato completamente sorpassato dall’intervento “a ruota libera” di Barisoni (classi D, E, F).  La “verve” di Barisoni, il modo di trattare piuttosto “informale” e la pronta battuta sono stati coinvolgenti, anche se al termine dell’intervento – essendo ormai suonata la campana della fine delle lezioni – si è fatta fatica a mantenere i ragazzi seduti…

  4. io faccio così. Le classi sono state suddivise  in due gruppi. Il primo gruppo ha ascoltato l’intervento di Giovanna Prennushi, che ha illustrato un progetto seguito dalla Banca Mondiale a sostegno dell’economia rurale dell’India, mentre il secondo gruppo ha visionato alcuni video tratti dal sito italiachecambia.org discutendo delle iniziative (a volte molto particolari, come quella del negozio di Bolzano in cui si prendono oggetti senza pagare) di tipo imprenditoriale svolte in campi marginali dell’economia, ma che hanno una forte ricaduta sociale. Una parte dell’incontro è stata comunque rivolta all’analisi dei dati del questionario, realizzando alcune “cloud word” prese a partire dalle risposte date dai ragazzi.

Sul questionario occorre dire che l’impressione avuta, dal complesso delle risposte, è di una significativa maturità dei ragazzi che hanno compreso alcuni concetti di base del funzionamento dell’economia e che hanno mostrato una buona propensione al pensiero critico. Anche coloro che hanno avuto un atteggiamento un po’ sfidante hanno in realtà mostrato un atteggiamento positivamente critico e non meramente disarticolante dell’interlocutore.

Nel complesso, l’esperienza è stata  positiva.

Il progetto può essere riproposto, mantenendo fermo l’appuntamento con i giochi delle banche, che sono sicuramente un modo facile per approcciare alla materia, e modellando i restanti incontri sulla base delle esigenze indicate dai professori.

Per informazioni su Banca Etica: Link Banca Etica

TREKKING DEL BOTTONI

A fine giugno, come ormai consuetudine per il nostro liceo, il Prof. Giacinto Tomaselli ha organizzato il trekking del Bottoni, che quest’anno si è sviluppato tra la Valtournanche e la valle del Lys.

Ringraziando il Prof. Tomaselli per la sempre grande disponibilità, pubblichiamo di seguito  il resoconto dell’iniziativa.

“Martedì 28 giugno  10 ragazzi del Bottoni e il sottoscritto partono alla volta delle grandi montagne della Val d’Aosta. Il ritrovo è alla’autostazione di Lampugnano dove, con l’ultimo saluto ai genitori venuti ad accompagnare, prende uffcialmente il via la settima edizione del Trekking estivo del Liceo Bottoni. A Marcallo i ragazzi fanno la conoscenza con Barbara, un’accompagnatrice di media montagna che ha voluto essere del gruppo, offrendo le proprie competenze e il proprio entusiasmo per questa piccola avventura pedestre. Il viaggio procede regolarmente e puntualissimi giungiamo a Chamois dopo un breve tratto in funivia, sotto i cui piloni incontriamo un piccolo  gruppo di camosci  che normalmente stazionano sul ripido pendio boscoso sotto il solare villaggio posto a 1815 metri, famoso perchè abitato tutto l’anno ma non raggiunto da strada. Ci si rifornisce di acqua fresca e viveri e subito, puntuali come un orologio svizzero, iniziamo il cammino verso il Col di Nana, valico che permette il passaggio in Val d’Ayas. Il ritmo è buono, il caldo non eccessivo e la voglia di chiacchierare parecchia, splendidi sono gli scorci panoramici che si succedono guadagnando quota; alle nostre spalle svettano la Grivola, i gruppi montuosi del Gran Paradiso e del Ruitor con gli ampi plateau glaciali che li caratterizzano. I fischi delle marmotte sono  numerosi e l’incontro con questi simpatici roditori d’alta quota è sempre una piacevole sorpresa. Nelle acque gelide di un laghetto ancora in parte ghiacciato riconosciamo le caratteristiche uova delle rane temporarie, costituite da gruppi di palline gelatinose che galleggiano sull’acqua, mentre alcune piccole rane appena trasformate vagano, saltellando  sulle rive dello specchio d’acqua. Poco sotto il colle decidiamo che è arrivato il tempo per un pasto seppur frugale, quindi sfoderiamo tutto ciò che abbiamo nei sacchetti dei viveri, ma la sosta non dura molto perchè le nuvole che sopraggiungono ci invitano a riprendere celermente il cammino. Attraversiamo una serie di piccoli e facili nevai che richiedono un poco di attenzione e in breve superiamo una fascia rocciosa grazie al comodo sentiero che ci permette in pochi minuti di raggiungere il rifugio Grand Tournalin a 2534 metri di quota. Abbiamo tutto il tempo necessario per rilassarci nelle nostre belle stanze (una da 8 per i maschi e una da 4 per le ragazze) e per ammirare alcuni stambecchi che si avvicinano al rifugio, anche se non vediamo l’ora di andare a cena, che in seguito sarà veramente apprezzata da tutti in quanto gustosa e abbondante. Alle 22.30 il silenzio è d’obbligo e tutti andiamo a nanna perchè siamo stanchi e domani avremo ancora un bel po’ di cammino da fare.

La sveglia del secondo giorno ci accoglie con un cielo terso e senza una nuvola e la colazione, in compagnia di un gruppo di francesi attempati, ci dà la carica per ripartire, lasciando un po’ a malincuore le comodità del rifugio Grand Tournalin. La discesa nell’ampio Vallone di Nana ci permette di abbassarci comodamente verso St. Jacques dove facciamo rifornimento di acqua e panini per il pranzo previsto presso il mitico Lago Blu. La salita al lago alterna tratti ripidi ad alcuni più pianeggianti ma in meno di 2 ore raggiungiamo il luogo del meritato riposo, sotto le partei della Rocca di verra con castore e Polluce sullo sfondo. I soliti temerari azzardano un “quasi bagno” nelle gelide acque dello specchio d’acqua, gli altri si accontentano di un semplice pediluvio, anche perchè, come spesso capita in queste occasioni, la nuvole coprono il sole e l’aria si raffredda immediatamente. Lesti ripartiamo attraversando la morena e portandoci sul piacevole sentiero che, rimanendo pressochè in quota, ci porta al caratteristico villaggio walser di Resy, quattro case in posizione splendida affacciate sulla valle. L’accoglienza di Fausta (gestore) al rifugio è come sempre ottima e non vediamo l’ora di assaggiare le leccornie preparate per la cena. Nell’attesa della cena ci si rilassa: chi con una doccia, chi con un po’ di musica a palla nel bellissimo camerone-sala lettura dell’ultimo piano, altri con una fresca bevanda al sole dei 2000 metri.

Anche questa sera condividiamo il comfort del rifugio Ferraro con un gruppo di belgi, attempati pure loro, che hanno in programma per l’indomani la traversata su Antagnod lungo il Ru Cortot. La tanto desiderata cena arriva quando i morsi della fame si fanno più decisi e ovviamente non rimaniamo delusi, né dalla qualità né dalla quantità. La notte trascorre serena nonostante un temporale del quale i più non si accorgono, così presi come sono dal sonno profondo, e la mattina ci risvegliamo con un po’ di nuvole in cielo che ci fanno subito desistere dall’idea di andare alla panoramica cime del Palon di Resy, decidendo di mantenere il programma originario, ovvero la salita al Colle di Bettaforca e la successiva discesa a Gressoney. Mai scelta fu più azzeccata, infatti, appena terminata la salita, una pioggerellina fastidiosa abbassa la temperatura e ci fa optare per una rapida discesa. La pioggia dura poco e riusciamo addirittura al fare una bella sosta nei pressi dell’incantevole chiesina di S. Anna; qualcuno acquista un portentoso panino nel piccolo bar nei pressi della funivia, altri si accontentano di dare fondo ai viveri rimasti nello zaino. La discesa successiva verso valle inizia piuttosto ripida, ma una volta raggiunte le prime case di una frazione splendidamente conservate, si distende lungo una stradina rilassante che ci porta in paese, a Gressoney la Trinitè. Qui dobbiamo attendere 3 ore il bus per il rientro a casa ma il tempo passa senza accorgersene, tra una focaccia ripiena e una coca cola, ma nessuno osa esplorare il villaggio seppur molto caretteristico. Il primo bus ci conduce a Pont St, Martin dove prendiamo l’autostradale per Milano che ci riporta puntuale “tra le braccia di mamma e papà”.

Hanno partecipato: Marta Conte, Ilaria Bonfanti, Nicolò Lanucara, Giovanni De Novellis, Francesco Bossio, Camilla Iarlori, Simone Rainoldi, Matteo Panigada, Matteo Bettinelli, Federico Mazzoleni

Alla prossima, ragazzi!!!

Prof. Giacinto Tomaselli

CORDOGLIO

Il comitato genitori del liceo scientifico “P. Bottoni” esprime profondo cordoglio per la scomparsa della studentessa Lucrezia Rendina, deceduta insieme alla mamma a causa del sisma che ha duramente colpito il nostro paese. Questo tragico evento segue di poche settimane la scomparsa di Yafet Fattori, diplomatosi a luglio presso il nostro istituto e deceduto a seguito di un incidente stradale occorso durante una vacanza con i suoi compagni di classe.

Il Comitato genitori del liceo si unisce al dolore delle famiglie, dei compagni dì classe, dei docenti della scuola e della Dirigente.

Milano, 30 agosto 2016

 

Vi proponiamo di seguito alcuni pensieri scritti per Lucrezia dai compagni della 3.C, pubblicati sul sito del Bottoni

Milano, 23 settembre 2016

 

 

Cara Lucrezia,

ci siamo incontrate solo due anni fa, stavamo ancora imparando a conoscerci.

Tu eri una ragazza diversa da noi altre, ed è questo che mi piaceva di te. I tuoi disegni erano così belli che mi facevano sognare. Abbiamo vissuto tanti momenti bellissimi insieme ma avrei voluto condividerne altri con te e concludere questo nostro percorso liceale insieme. So che tu ora, da lassù, sarai costantemente vicina a noi, ma mi mancheranno sempre il tuo carattere e il tuo riso. Sarai sempre con me,

Elena.

 

Cara Lucrezia,

ti penso ogni volta che il mio sguardo cade su un disegno ben fatto, ogni volta che guardo alla tv un cartone giapponese ed ogni volta che vedrò quel triste banco vuoto e privo di colori dove ogni giorno riempivamo i tuoi rossi capelli con le palline di carta. Tu continuerai a vivere nei nostri sogni e nei nostri ricordi.
Gabriele

 

ciao Lucrezia,

sei stata e resterai sempre per me una persona unica, che mi ha sempre  aiutato, sostenuto e supportato. Per questo ti ringrazio, amica mia, e spero che tu sia serena ora, perché meriti solo il meglio. mi manchi, ti terrò sempre nel mio cuore. Buon viaggio stella.
Arianna

 

Cara Lu,
voglio ricordati così, Scrivendoti un pensiero, sperando che tu da lassù possa riuscire a sentirmi.
Eri sempre così sorridente e allegra, con i tuoi modi di fare un po’ goffi. Mi facevi ridere Lu e l’idea che tu non possa farlo più, mi strugge. Eri la migliore! E da migliore te ne sei andata. Quando ti penso vorrei sorridere Lu, come mi dicono di fare tutti, e come dico di fare a me stessa, ma non averti più accanto ogni mattina; non sentirti ridere di gusto a squarciagola; non uscire piú insieme a mangiare il sushi; non condividere le nostre idee. Beh vedi tutto ciò mi provoca la reazione opposta. Però piano piano sto imparando a capire che in realtà tu ci sei, anche se non più fisicamente, tu ci sei, ci sei sempre stata e ci sarai in futuro; uno sguardo al cielo e tu sei lí. Non nego che a volte un senso di colpa mi assale, penso a me, che ho ancora tutta la vita davanti, e poi penso a te e al lungo viaggio che ancora ti spettava; perciò mi sono ripromessa che d’ora in poi farò tutto per due, per te e per me, vivendo a pieno le mie esperienze, proprio come mi hai insegnato tu.  Ho passato momenti indimenticabile con te; abbiamo condiviso infinite emozioni. Avrei voluto ringraziarti più spesso per tutto questo, e credo non riuscirò mai a farlo abbastanza. Però in effetti le parole non hanno lo stesso peso dei gesti per farti capire quanto ti sia grata una persona;  perciò vedi ogni mio piccolo sorriso sarà un’immenso “grazie” a te. Perciò Lu GRAZIE.
Non ti dimenticherò mai.
Francesca

 

cara Lucrezia,

che dire volevo solo ringraziarti per i momenti sereni passati insieme, per i tuoi “se hai bisogno, conta su di me!”, per i tuoi sorrisi e le risate, anche se di tutto ció non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza ora che la tua anima è volata in cielo… Rimarrai sempre parte del mio cuore e motivo di ogni mio sorriso. NON TI DIMENTICHERÒ MAI.
Francesca

 

Ciao Lu, come stai?

Ho “fissato il vuoto” per tanto tempo prima di iniziare a scrivere. Non piangevo perché pensavo a come sei. Ti ricordi quanto ti piaceva disegnare? Facevi dei disegni bellissimi e disegnavi ovunque. Sui libri, sul diario anche sul banco qualche volta. Mi è tornata in mente quella volta in cui hai cercato di insegnarmi come si scriveva con le lettere doppie e anche se io non riuscivo tu non ti scoraggiavi; continuavi a insistere finché alla fine sei scoppiata a ridere e abbiamo lasciato perdere. Questo ricordo mi ha fatto sorridere e allora ho capito una cosa: adesso che non ci sei è così che devo ricordarti… con il sorriso. E’ difficile perché mi manchi e penso a come sarà senza di te… Ho sempre pensato che l’amicizia fosse qualcosa che si vede, che due persone per essere amiche dovessero parlare tutti i giorni e confidarsi segreti. Ma ho capito che mi sbagliavo. Non ero la prima tra le tue amiche né la custode dei tuoi segreti ma eravamo legate da qualcosa di invisibile, un filo fatto d’affetto. E deve essere molto lungo perché anche se sei lontana non si è spezzato. Mi mancherà vederti seduta là davanti, vedere che alzi la mano quando chiamano quel nome prima del mio, mi mancherà sentirmi chiedere se puoi “pasticciarmi” un po’ il diario, mi mancherà ridere insieme e ascoltarti… Non so se mi senti, non so dove sei e nemmeno cosa stai facendo ma voglio dirti questa cosa: quando ci vedremo di nuovo so che mi farai vedere un disegno che rappresenta una situazione in cui mi sono trovata e quando ti chiederò come fai a sapere che mi è successo tu mi risponderai che eri lì, che non sei mai andata via, che sei sempre stata legata a me da quel filo invisibile che è l’amore.

Chiara T.

 

Cara Lucrezia
Io che ti ho insegnato a esprimerti  in modo adeguato ora mi sento inadeguata per dire  quanto ho nel cuore.
discreta come sempre, pensavi di sfuggire ai complimenti che ti facevano arrossire, anche se ti facevano piacere. Non ci sei riuscita perché voglio che tutti sappiano che sono orgogliosa di essere stata tua insegnante e vederti crescere: vedere la tua voglia di imparare a pensare con la tua testa, senza uniformarsi per pigrizia alla massa; lottare per affrontare quello che non ti piaceva, con caparbietà; difendere i tuoi ideali e ribellarti a quanto ti sembrava ingiusto; darti con generosità agli altri e soffrire per le porte che trovavi chiuse.
Ho voluto bene a te e a tua mamma, donna coraggiosa e combattiva che viveva per te: tu eri il suo respiro.
Quest’anno insieme avremmo dovuto iniziare l’Inferno di Dante, ma tu sei già arrivata al Paradiso. Ora sarai tu la mia insegnante perché hai incontrato l’unico vero Maestro.
Ti giunga la mia carezza e la mia preghiera anche per chi hai lasciato nel dolore.
La tua proff.

 

Ciao Lu,

mi è stato chiesto di raccontare qualcosa di te, certamente le cose da dire sono tantissime ma comunque sto facendo molta fatica a farlo perché sicuramente avrei preferito che fossi stata tu a presentarti ai nuovi compagni, come ti sei presentata a me. Come ben puoi immaginare, quando abbiamo saputo della tua scomparsa eravamo tutti increduli, non poteva essere che la NOSTRA Lu non fosse più tra noi. Non poteva essere che proprio lei era così lontana da noi, in centro Italia, e che se fosse successo solo due settimane dopo sarebbe già stata tra le nostre braccia. Dopo poco però mi sono accorta che era proprio così, mi sono sentita vuota, qualcosa di me mancava, non c’era più.  In effetti pensandoci, in questi due anni sei riuscita a occupare una parte del mio cuore, ma non pensare di andartene anche da li, ti tengo stretta e lascerò per sempre che quel pezzettino rimanga a te e ai nostri ricordi insieme. Pur avendo le tue fatiche alle spalle, eri una ragazza sempre positiva e solare, coraggiosa e con una grande voglia di viaggiare. Di viaggi con la tua mamma hai avuto la fortuna di farne tanti , in giro per il mondo a scoprire culture e tradizioni diverse dalle nostre e sempre con lei hai fatto il tuo ultimo viaggio, verso il cielo. Al contrario di quello che hanno detto alcuni, non eri molto sportiva ma ce la mettevi tutta per raggiungere dei buoni risultati. Mi ricordo le nostre ore di ginnastica durante le quali facevamo pallavolo, in cui cercavo di insegnarti, per quanto io potessi, come far passare  quella dannata battuta che arrivava sempre vicinissima alla rete ma sempre nel tuo campo; ma con la tua grandissima forza di volontà riuscivi a mandarla di là durante le partite contro le altre classi e io ero sempre li, davanti a tutti per batterti per prima il cinque perché ero fiera di te. Non ti ho mai potuta vedere fare tuffi, il tuo sport, ma sono sicura che mettevi tutta te stessa e purtroppo però non sei riuscita a iniziare la pallavolo con le tue amiche perché qualcuno ti ha riservato un posto lassù, troppo presto. Come sai, sono sempre stata invidiosa della tua capacità nel disegnare, ma non essendo brava come te, mi rassegnavo e ti affidavo il mio diario che tu puntualmente decoravi con scritte e disegni e ora mi ritengo fortunata ad avere le tue “opere d’arte” ancora con me. Proprio perché eri così brava e ti appassionava così tanto disegnare, ti chiedo di non smettere di farlo perché ora hai una tela enorme che ogni pittore ti può invidiare, il cielo; sorprendici muovendo le nuvole e usando le luci del sole perché noi saremo sempre i tuoi primi ammiratori, avremo sempre la testa rivolta all’insù ad aspettare le tue opere. Noi eravamo anche amiche di compiti perché quando non ci veniva qualcosa di matematica (purtroppo spesso) eravamo li, davanti allo sportello help in cerca di un aiuto, ma forse questa volta devo ringraziare la matematica sai?! Perché senza di lei noi non avremmo passato i pranzi da me a mangiare super veloce per poi correre a scuola a farci un’altra ora di lezione e non avremmo legato come lo abbiamo fatto quest’anno. Ma oltre agli help noi ci davamo anche sostegno per telefono perché quando arrivava l’ora  di iniziare i compiti al pomeriggio ci davamo il via e mettevamo lontani i telefoni, facevamo  quello che ci eravamo messe in programma e poi ci aggiornavamo per vedere se eravamo riuscite a rispettarlo. Mi ricordo che ti sentivi in colpa a venire a mangiare da me perché tu eri troppo lontana da scuola per mangiare a casa e tornare, allora mi hai anche portato una torta, perché sapevi che sono amante del cibo quanto lo eri tu, con la tua maglietta con disegnato un hamburger gigante che a mezzogiorno faceva venire fame a tutti. Poi si sapeva che non saresti tornata in tempo perché, con il tuo perenne ritardo e il tuo 12 che non passava mai e che quando passava perdevi sarebbe stato impossibile. Beh, arrivata qui ti devo anche ringraziare perché mi hai insegnato quanto è importante la vita e che il tempo perso poi non ce lo restituisce nessuno. Cercherò sempre di tenere il sorriso che avevi tu con tutti, soprattutto quando penserò a te. Una cosa che sto facendo spesso in questi giorni è aprire la galleria del telefono dove tengo gelosamente custodite in una cartella tutta per te le foto che mi mandavi con le tue facce buffe e con effetti divertenti perché mi ricordano la persona che eri: simpatica, spontanea e divertente. Molte persone che mi sono state vicine quando hanno saputo che avevo perso una compagna mi hanno chiesto se eravamo molto legate e a questo io ho pensato molto perché non c’è una vera risposta perché con il tuo carattere sei riuscita a legare con tutti senza problemi e quindi non mi ero mai chiesta prima che rapporto avessimo noi due. Era un bel rapporto e mi mancherà ma non pensare di scappare dalle chiacchierate con me perché appena potrò e appena mi mancherai sarò lì a parlare da sola rivolta alla finestra sapendo che dietro alla finestra ci sei tu ad ascoltarmi e a proteggermi. Quindi questo non è un addio ma un arrivederci alla prossima chiacchierata. Come ben sai non sono molto brava con le parole e non ho tanta immaginazione ma l’altra sera ho creato questa poesia per te, se così si può chiamare. Augurandoti “Buon viaggio” concludo con questa, sperando che ti possa piacere. Ti ho voluto, ti voglio e ti vorrò per sempre  bene.

Chiara

 

“Poesia”:

Lucrezia la nostra stella,

la più bella.

Da lassù vedi il nostro sorriso,

ricordando il tuo viso.

Chiara C.

 

Il terremoto nell’Italia centrale pensavo fosse una cosa a me lontana ; ero ancora in vacanza e occupato a prepararmi per gli esami. Tornato poi a Milano ho appreso con incredulità la notizia della scomparsa di Lucrezia.

Quando ho realizzato ho capito che tutto è relativo poiché ciò che per me era importante e motivo di stress in realtà non è niente in confronto ai problemi che devono superare le persone colpite dal terremoto. Tutto è temporaneo perché le certezze possono mutare all’istante, tutto ciò che hai costruito può crollare ; importante è non avere rimpianti ed essere sempre a posto con sé stessi. Lucrezia non era una presenza esuberante bensì discreta; era socievole, simpatica e scherzava con tutti. Vorrei ricordarla come una figura positiva e non essere sopraffatto dal vuoto.

Simone

 

Cara Lucrezia, con il tuo modo di essere, sempre con un occhio ad un progetto che volevamo costruire insieme, e di cui tante volte sei stata ispiratrice, hai riempito i nostri cuori, e lasciandoci hai creato un vuoto incolmabile, che mai riusciremo a rimpiazzare. Ci hai fatto ridere, ci hai lasciato senza parole. Sei sempre stata unica. E così noi ti ricorderemo, con quello sguardo unico, mai triste, mai spento. Ciao Lu,

Alessandro